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Cosa sono le emozioni e a cosa servono

Quando parliamo di emozioni sembra che parliamo di un fardello pesante di cui spesso molti si vogliono liberare, ma vi siete mai chiesti che cosa sono le emozioni e a cosa servono?
Finché si parla di sentirci felici non abbiamo nessun problema, ma quando ci sentiamo arrabbiati, tristi, spaventati, disgustati ecc per molti non va più bene. Questo perché siamo alla continua ricerca di ciò che ci dà piacere e che ci dona benessere.
In realtà non solo la felicità ci fa stare bene, ma anche tutte le altre emozioni hanno lo scopo di farci raggiungere il nostro benessere.
Ma andiamo al dunque:

Cosa sono le emozioni?

Le emozioni sono la reazione a ciò che viviamo; spesso sono definite “processi multicomponenziali” perché coinvolgono:

  1. il nostro corpo, in quanto si innescano tutta una serie di attivazioni neurobiologiche (spesso proviamo un aumento del battito cardiaco, della sudorazione, accelerazione del ritmo respiratorio e una tensione o rilassamento muscolare);
  2. la nostra mente, visto che si attivano tanti pensieri intorno a ciò che sta accadendo;
  3. il nostro comportamento, in quanto siamo portati all’azione.

Quindi le emozioni sono una manifestazione di ciò che una determinata situazione suscita in noi e questo ci può essere molto utile. Può trattarsi sia di una situazione esterna da noi che qualcosa che stiamo vivendo al nostro interno, come una sensazione fisica, un pensiero, ecc.

Vediamo quali sono le emozioni

Le emozioni sono tante, diversi studiosi hanno stilato una lista numerosa, ma io voglio concentrarmi sulle emozioni primarie, ovvero su quelle emozioni che sono innate, quindi presenti e comuni in qualunque popolazione.
Anche su queste le opinioni di vari studiosi divergono, c’è chi dice che sono 5, chi dice che sono 6 e chi 8. Io sposo la teoria di Paul Ekman, uno studioso che ha fatto un’approfondita ricerca concentrandosi in particolare sulle microespressioni facciali. Ekman ha constatato che le varie espressioni facciali delle emozioni primarie sono uguali per tutti gli esseri umani; quello che può variare è la motivazione che provoca un’emozione, per esempio parlando di cibo quello che è disgustoso per un europeo magari non lo è per un asiatico.
Per Ekman le emozioni primarie sono 6:

  1. Felicità/Gioia;
  2. Rabbia;
  3. Paura;
  4. Tristezza;
  5. Disgusto;
  6. Sorpresa.

Ma a cosa servono le emozioni?

Ogni emozione svolge una sua funzione, ma tutte hanno come fine ultimo il nostro benessere. Possiamo però dire che principalmente hanno una triplice funzione: ci portano ad agire in fretta, senza il bisogno di soffermarci a pensare quando di tempo non ne abbiamo; manifestano agli altri quello che proviamo suscitando da parte loro una reazione; segnalano anche a noi quello che stiamo vivendo portandoci a riflettere su ciò che più conta per noi nella vita.
Vediamo però nel dettaglio la funzione per ogni emozione:

  1. Felicità/Gioia. E’ l’emozione che tutti noi amiamo di più provare. Tutte le emozioni piacevoli motivano la nostra vita, ci portano a fare quello che ci fa bene e ci fanno cimentare in attività necessarie per la sopravvivenza della specie. Quando siamo felici ci sentiamo bene e lo possiamo essere per aver raggiunto un obiettivo desiderato, perché siamo fieri di noi e ciò accresce l’idea che abbiamo di noi stessi, questo va a nutrire il nostro Sé.
  2. Rabbia. E’ una di quelle emozioni che la maggior parte delle persone vede come negativa in quanto spiacevole, ma svolge una funzione importantissima. Quando ci sentiamo arrabbiati è perché qualcuno ci ha fatto un torto o sta oltrepassando quello che per noi è un limite invalicabile. In questi casi, non vi sembra giusto reagire? La rabbia ci dà la forza per farlo, per passare all’azione. Allora perché dovreste soffocarla o negarla?
  3. Paura. Anch’essa viene considerata un’emozione negativa, ma la sua funzione è fondamentale perché ha a che fare con la nostra incolumità e la nostra salvaguardia. Ci sentiamo spaventati quando ci troviamo in una situazione che reputiamo pericolosa per la nostra esistenza e, prima ancora che si inneschino i pensieri, passiamo all’azione e reagiamo (in genere con la fuga o l’attacco).
  4. Tristezza. E’ una delle emozioni che reputiamo più spiacevoli, ha a che fare con la perdita. In genere siamo portati a ritirarci e a riflettere, in questo modo ci prendiamo del tempo per elaborare quanto vissuto. Inoltre ha una funzione sociale perché chi ci vede soffrire è portato ad attivarsi e starci vicino consolandoci, e noi di contro ricevendo delle attenzioni con la vicinanza di un’altra persona ritroviamo un po’ di energia per reagire.
  5. Disgusto. Questa emozione ci tiene lontani da ciò che reputiamo tossico e repellente per noi. Può avere a che fare con il cibo (individuare un alimento andato a male può assicurarci la nostra salute fisica) o può avere a che fare con la nostra vita sociale, se per esempio proviamo repulsione per una persona probabilmente ci stiamo mettendo in guardia da qualcuno che ha dei valori ben lontani dai nostri e con cui è meglio non avere a che fare.
  6. Sorpresa. Ci sentiamo sorpresi un istante prima che ci rendiamo conto di quello che sta accadendo, qualcosa che è inaspettato per noi. E’ l’emozione che ha la durata più breve perché è seguita subito dopo da qualche altra emozione. Ha a che fare con la scoperta, con il nuovo, l’inatteso…per questo non a tutti fa piacere sentirsi sorpresi.

Queste sono le funzioni fondamentali delle emozioni e funzionando in maniera così equilibrata il nostro benessere è assicurato. A volte però non tutto funziona perfettamente per cui possono succedere 3 alternative: 1) proviamo l’emozione giusta, ma con un’intensità sbagliata (per esempio ci preoccupiamo di qualcosa in maniera giustificata, ma la ingigantiamo e tendiamo a esagerarla); 2) proviamo l’emozione giusta, ma la manifestiamo in un modo poco funzionale (un classico esempio è quando ci arrabbiamo e ci chiudiamo nel silenzio); 3) proviamo un’emozione sbagliata.
Magari non è questa la sede per affrontare questo aspetto dell’argomento, se sarete interessati l’approfondirò in un altro articolo.